La scuola elementare nel ventennio fascista

Riferimento: 9788894311242

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In commercio dal: 2019
Pagine: 72 p., Libro in brossura
EAN: 9788894311242
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Dopo la prima guerra mondiale l'Italia, Paese essenzialmente agricolo, aveva 37 milioni di abitanti, una bassa scolarizzazione e una percentuale di analfabetismo fra i giovani del 25%, che arrivava al 31% per le ragazze. Fu questa una delle ragioni per cui il fascismo dette inizio nel 1923 alla trasformazione della scuola con quella che Mussolini definì "la più fascista delle riforme". Questa ebbe carattere elitario, coerente con l'impostazione del suo promotore, Giovanni Gentile, che affidò a Giuseppe Lombardo Radice l'elaborazione dei programmi per quanto riguardava la scuola elementare. In questi si sottolineava la natura ludico-fantastica del bambino, il "fanciullo poeta", collocando al centro del lavoro scolastico le attività espressive. Si affermava che le "istruzioni metodiche, ciascun maestro deve scoprirle, come una viva norma, in se stesso, aiutato dallo studio degli autori che hanno meditato sull'educazione e narrato le loro esperienze spirituali o creato per i fanciulli opere suggestive". Al centro dei programmi si trovano il disegno, la bella scrittura, il canto, la lettura espressiva e la recitazione.